Psicomotricità per bambini, che cos’è e a cosa serve

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La psicomotricità, una disciplina che aiuta a trovare l’equilibrio

Negli ultimi anni tra i genitori si sente sempre più parlare di corsi di psicomotricità: nelle scuole dell’infanzia e primaria questa disciplina è arrivata sotto forma di progetto educativo speciale e nelle palestre come corso per i bambini 2-6 anni prima di intraprendere altre discipline sportive.

Non solo: i neuropsichiatri infantili la consigliano come terapia per bambini con disabilità o ritardi dello sviluppo e bambini con sindromi.
Nata negli anni ’60 in Francia mentre nel Belpaese ha iniziato a diffondersi già dagli anni ‘80, la psicomotricità è una disciplina che aiuta i bambini a rendere più armonici il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi, attraverso il movimento e il gioco.

E’ rivolta principalmente ai bambini perché per loro il linguaggio corporeo è più importante rispetto a quello che dicono attraverso le parole.
“I bambini esprimono le loro emozioni e le loro paure attraverso il corpo e questo è il tramite essenziale attraverso cui manifestano anche i contenuti della mente e della psiche – dice Andrea Bonifacio, presidente dell’Associazione Nazionale Unitaria Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva Italiani  (Anupi), l’associazione che rappresenta i professionisti che si occupano di psicomotricità sia educativa che terapeutica.

Spesso nella nostra società l’aspetto corporeo viene messo in secondo piano e i giochi dei bambini non vengono considerati dagli adulti”.

Questa pratica aiuta i bambini ad avere fiducia in se stessi, a migliorare la concentrazione e ad essere più sereni.

Se vuoi approfondire, in questo articolo abbiamo parlato di tutte le attività per bambini che contribuiscono al loro sviluppo, a seconda della loro età.

Qual è l’effetto di portare in equilibrio corpo e mente? I bambini arrivano ad “avere più fiducia in sé e negli altri, maggiore capacità di concentrazione anche a scuola e riescono a comunicare con gli altri in sicurezza e tranquillità,” assicura Bonifacio.
“Oggi questo lavoro è più che mai utile – continua Bonifacio – L’uso dei dispositivi digitali in tenera età allontana infatti i bambini dall’esperienza corporea, che va invece recuperata perché nei primi anni di vita è fondamentale per il loro sviluppo”.
Ma come si struttura un corso di psicomotricità? Innanzi tutto bisogna fare distinzione tra  psicomotricità educativa e quella terapeutica.

Psicomotricità terapeutica: è una disciplina medica e viene prescritta dal neuropsichiatra infantile

La psicomotricità terapeutica viene prescritta dal neuropsichiatra ai bambini con disabilità, ritardi nello sviluppo e autismo. Il terapista lavora solo con un bambino alla volta e all’interno di strutture mediche o ospedaliere. Si tratta di un lavoro complesso che comprende il coinvolgimento di tutta la famiglia. Per esempio quando si occupa di un bambino autistico, il lavoro del terapista consiste nel conoscerlo, nello scoprire i suoi punti di forza, nel trovare modi di comunicazione alternativi al linguaggio e poi “spiegare ai genitori come ‘funziona’ il bambino e come comunicare con lui ” dice Bonifacio.

Aiuta quindi non solo il piccolo, ma tutta la famiglia a trovare un nuovo equilibrio.

Il professionista è un terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva. Per avere questo titolo deve aver seguito un corso di laurea di primo livello presso la facoltà di medicina.

Psicomotricità educativa: adatta a tutti ma soprattutto ai bambini timidi, insicuri o con difficoltà di concentrazione

“I corsi di psicomotricità educativa si rivolgono a tutti i bambini. Sono collettivi e si svolgono nelle scuole o nei centri sportivi” ” dice Bonifacio.

“La psicomotricità educativa, come già detto, è una pratica che dà fiducia in sé e negli altri,aiuta a trovare i tempi di concentrazione (apportando miglioramenti anche a livello scolastico), a comunicare in sicurezza e tranquillità. Quindi si rivela particolarmente adatta a bambini molto timidi, insicuri o al contrario troppo vivaci e con difficoltà di concentrazione”.

Data la quantità dell’offerta di corsi di psicomotricità educativa, come giudicare se uno è più o meno all’ altezza?

I genitori devono verificare che lo psicomotricista sia effettivamente tale. “Il percorso formativo ideale di un educatore di psicomotricità è una laurea in scienze motorie più un master di primo livello post laurea specifico in psicomotricità,” dice Bonifacio la cui associazione raccoglie anche gli psicomotricisti dell’area socio-educativa. L

La qualifica ovviamente non basta per fare un buon psicomotricista. “Lo psicomotricista  dovrà essere in grado di instaurare con i bambini un rapporto di empatia, senza giudicare ma accogliendo l’individualità del bambino. Si metterà sullo stesso piano dei bambini (solitamente veste in tuta, si rotola per terra), li rassicura e comunica con loro, ascolta i loro bisogni. Aiuta così i bambini a individuare le proprie capacità, a trovare una propria identità e a sviluppare armonicamente la propria personalità,” spiega Bonifacio.
Inoltre, la lezione dovrà tenersi in uno spazio attrezzato con cuscinoni, materassi, materiali per travestimenti, palle; oltre ad avere una zona dedicata alla creatività, attrezzata per disegnare, fare costruzioni, manipolazione.

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La psicomotricità, una disciplina che aiuta a trovare l’equilibrio

Negli ultimi anni tra i genitori si sente sempre più parlare di corsi di psicomotricità: nelle scuole dell’infanzia e primaria questa disciplina è arrivata sotto forma di progetto educativo speciale e nelle palestre come corso per i bambini 2-6 anni prima di intraprendere altre discipline sportive.

Non solo: i neuropsichiatri infantili la consigliano come terapia per bambini con disabilità o ritardi dello sviluppo e bambini con sindromi.
Nata negli anni ’60 in Francia mentre nel Belpaese ha iniziato a diffondersi già dagli anni ‘80, la psicomotricità è una disciplina che aiuta i bambini a rendere più armonici il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi, attraverso il movimento e il gioco.

E’ rivolta principalmente ai bambini perché per loro il linguaggio corporeo è più importante rispetto a quello che dicono attraverso le parole.
“I bambini esprimono le loro emozioni e le loro paure attraverso il corpo e questo è il tramite essenziale attraverso cui manifestano anche i contenuti della mente e della psiche – dice Andrea Bonifacio, presidente dell’Associazione Nazionale Unitaria Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva Italiani  (Anupi), l’associazione che rappresenta i professionisti che si occupano di psicomotricità sia educativa che terapeutica.

Spesso nella nostra società l’aspetto corporeo viene messo in secondo piano e i giochi dei bambini non vengono considerati dagli adulti”.

Questa pratica aiuta i bambini ad avere fiducia in se stessi, a migliorare la concentrazione e ad essere più sereni.

Se vuoi approfondire, in questo articolo abbiamo parlato di tutte le attività per bambini che contribuiscono al loro sviluppo, a seconda della loro età.

Qual è l’effetto di portare in equilibrio corpo e mente? I bambini arrivano ad “avere più fiducia in sé e negli altri, maggiore capacità di concentrazione anche a scuola e riescono a comunicare con gli altri in sicurezza e tranquillità,” assicura Bonifacio.
“Oggi questo lavoro è più che mai utile – continua Bonifacio – L’uso dei dispositivi digitali in tenera età allontana infatti i bambini dall’esperienza corporea, che va invece recuperata perché nei primi anni di vita è fondamentale per il loro sviluppo”.
Ma come si struttura un corso di psicomotricità? Innanzi tutto bisogna fare distinzione tra  psicomotricità educativa e quella terapeutica.

Psicomotricità terapeutica: è una disciplina medica e viene prescritta dal neuropsichiatra infantile

La psicomotricità terapeutica viene prescritta dal neuropsichiatra ai bambini con disabilità, ritardi nello sviluppo e autismo. Il terapista lavora solo con un bambino alla volta e all’interno di strutture mediche o ospedaliere. Si tratta di un lavoro complesso che comprende il coinvolgimento di tutta la famiglia. Per esempio quando si occupa di un bambino autistico, il lavoro del terapista consiste nel conoscerlo, nello scoprire i suoi punti di forza, nel trovare modi di comunicazione alternativi al linguaggio e poi “spiegare ai genitori come ‘funziona’ il bambino e come comunicare con lui ” dice Bonifacio.

Aiuta quindi non solo il piccolo, ma tutta la famiglia a trovare un nuovo equilibrio.

Il professionista è un terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva. Per avere questo titolo deve aver seguito un corso di laurea di primo livello presso la facoltà di medicina.

Psicomotricità educativa: adatta a tutti ma soprattutto ai bambini timidi, insicuri o con difficoltà di concentrazione

“I corsi di psicomotricità educativa si rivolgono a tutti i bambini. Sono collettivi e si svolgono nelle scuole o nei centri sportivi” ” dice Bonifacio.

“La psicomotricità educativa, come già detto, è una pratica che dà fiducia in sé e negli altri,aiuta a trovare i tempi di concentrazione (apportando miglioramenti anche a livello scolastico), a comunicare in sicurezza e tranquillità. Quindi si rivela particolarmente adatta a bambini molto timidi, insicuri o al contrario troppo vivaci e con difficoltà di concentrazione”.

Data la quantità dell’offerta di corsi di psicomotricità educativa, come giudicare se uno è più o meno all’ altezza?

I genitori devono verificare che lo psicomotricista sia effettivamente tale. “Il percorso formativo ideale di un educatore di psicomotricità è una laurea in scienze motorie più un master di primo livello post laurea specifico in psicomotricità,” dice Bonifacio la cui associazione raccoglie anche gli psicomotricisti dell’area socio-educativa. L

La qualifica ovviamente non basta per fare un buon psicomotricista. “Lo psicomotricista  dovrà essere in grado di instaurare con i bambini un rapporto di empatia, senza giudicare ma accogliendo l’individualità del bambino. Si metterà sullo stesso piano dei bambini (solitamente veste in tuta, si rotola per terra), li rassicura e comunica con loro, ascolta i loro bisogni. Aiuta così i bambini a individuare le proprie capacità, a trovare una propria identità e a sviluppare armonicamente la propria personalità,” spiega Bonifacio.
Inoltre, la lezione dovrà tenersi in uno spazio attrezzato con cuscinoni, materassi, materiali per travestimenti, palle; oltre ad avere una zona dedicata alla creatività, attrezzata per disegnare, fare costruzioni, manipolazione.