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10 Set 2020

Imparare l’inglese da piccoli. Pochi sforzi, tanti benefici

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Imparare l’inglese da bambini: sì o no?

In molti Paesi, non ci sono dubbi di fronte a questa domanda. Si stima che circa il 50% della popolazione mondiale sia bilingue o plurilingue. In diversi casi, anzi, il plurilinguismo è anche una condizione ufficiale, promossa e sancita dalla legge, come per esempio in Svizzera, dove le lingue nazionali sono quattro (italiano, tedesco, francese e romancio).

In Italia, invece, sembra esserci ancora un certo scetticismo al riguardo. Nonostante se ne parli ormai tanto e ovunque, ci sono ancora tanti miti da sfatare e dubbi, comunque legittimi, sull’apprendimento precoce di una seconda lingua. Per esempio:

  • Non è troppo presto per imparare già un’altra lingua?
  • Il bambino può fare confusione con la lingua materna?
  • Non è meglio aspettare che impari prima correttamente la sua lingua?
  • C’è il rischio che, alla fine, il bambino impari male entrambe le lingue?
  • Potrebbe avere ritardi nell’apprendimento e quindi anche un basso rendimento scolastico?

Facciamo insieme un po’ di luce su questo tema così importante per il futuro dei piccoli.

L’apprendimento nella prima infanzia. Come funziona in pratica

I bambini sono come piccoli scienziati: sono curiosi del mondo, affamati di scoperte; esplorano la realtà che li circonda e provano enorme soddisfazione quando la comprendono.

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Fin dalle prime settimane di vita, il piacere per il gioco è la via di accesso all’apprendimento, che va di pari passo con lo sviluppo psicofisico. Già a 6 settimane dalla nascita, il neonato cerca nella mamma il suo primo compagno di gioco attraverso lo sguardo, l’ascolto, le vocalizzazioni e il movimento. A 12 settimane entra in contatto con lo spazio che lo circonda e inizia a costruirsi una mappa del territorio.

Il meccanismo alla base dell’apprendimento è una sequenza progressiva molto semplice: stimolo (input) – imitazione (output) – verifica (feedback). Che cosa significa? Il bambino guarda e ascolta quello che lo circonda, lo riproduce e poi osserva la reazione degli adulti. Se questa è positiva, allora il bambino riprova ancora, e ancora. E impara.

Anche l’apprendimento linguistico funziona in questo modo.

L’apprendimento delle lingue. Cosa ci dicono gli studiosi

L’uomo è geneticamente predisposto all’apprendimento della lingua. Anzi, delle lingue. Il linguista Noam Chomsky, già nel 1960, parlò di “strutture innate” e ci spiegò che il parlare e il capire frasi sono competenze naturali per l’essere umano.

L’apprendimento linguistico comincia già nella pancia della mamma.

Negli ultimi mesi di gestazione, il bambino ascolta le parole pronunciate dalla madre, trasmesse attraverso la parete uterina. Appena nato, dimostra di reagire alla voce della mamma piuttosto che a un’altra voce femminile. Se ha ascoltato due lingue diverse, sarà in grado di differenziarle alla nascita, soprattutto se sono molto diverse tra lo, come l’italiano e l’inglese, o l’inglese e il giapponese.

L’apprendimento della seconda lingua. Quando iniziare?

A questa domanda, gli studiosi rispondono: “Il prima possibile“.

Paolo Balboni, linguista e docente di glottodidattica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ci spiega: “Fino ai tre, quattro anni di età, le strutture di base di una lingua si fissano nel cervelletto e vi restano per sempre”.

I più piccini hanno una maggiore inclinazione all’apprendimento di una seconda lingua rispetto ai grandi perché, per entrambe le lingue, si attiva la stessa area della corteccia cerebrale, quella del linguaggio, situata nella regione fronto-parietale dell’emisfero sinistro.

Nei ragazzi che apprendono una seconda lingua dopo i 15-20 anni, si attivano invece due aree diverse del cervello, ognuna delle quali deve farsi carico dell’una o dell’altra lingua. Si creano così “interferenze” tra le mappe del linguaggio, che ostacolano un apprendimento naturale e sereno.

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Perché imparare una seconda lingua da piccoli è un vantaggio

La scienza, alla quale di solito ci affidiamo per trovare soluzioni a molti dei nostri problemi,  smonta i pregiudizi sul bilinguismo e lo fa con ricerche e dati.

Ci sono almeno cinque benefici su cui possiamo riflettere:

  1. Il bilinguismo precoce aumenta la cosiddetta “riserva cognitiva”, cioè la capacità del cervello che si estende fino all’età adulta e alla vecchiaia. Imparare una seconda lingua, quindi, ritarda il decadimento cerebrale senile. I bambini che hanno frequentato asili bilingui, inoltre, raggiungono risultati migliori all’università.
  2. Dal punto di vista sociale, il bilinguismo crea più tolleranza verso le altre culture, e questo è un aspetto imprescindibile nel mondo di oggi.
  3. L’apprendimento simultaneo di più lingue aiuta ad avere più fiducia in se stessi, più sicurezza e autonomia.
  4. Imparare le lingue da piccoli è divertente e non costa sforzi. L’esperienza del piacere – ripetiamolo – è la porta d’ingresso per un apprendimento duraturo.
  5. Parlare più lingue significa pensare in più lingue e anche saper ragionar fuori dagli schemi. Questa apertura mentale ci permette di avere, da adulti, più chiavi di lettura della realtà e più soluzioni a un problema.

Il ruolo dei genitori nell’apprendimento linguistico

I genitori hanno un ruolo determinante in questa esperienza, come in tutte le altre. Se loro per primi non credono alle eccezionali risorse e capacità dei propri figli, difficilmente il bambino sarà in grado di fare progressi nell’apprendere una seconda lingua. In qualche modo, infatti, le nostre convinzioni di adulti influenzano il comportamento dei bambini e la loro motivazione a fare o non fare le cose.

Come aiutare i bambini a imparare la seconda lingua. 5 consigli

Ecco una piccola guida che può essere di aiuto alle famiglie che si avvicinano per la prima volta all’esperienza di crescere figli bilingui.

  1. Stabilire una routine: la vita del bambino è scandita da abitudini e piccoli rituali che lo rassicurano e gli danno dei punti di riferimento. Possiamo inserire in questa routine un gioco utile sia a lui che a mamma e papà. Un esempio semplice: rimettere a posto i giocattoli chiamandoli per colore!
  2. Ascoltare e cantare canzoni: meglio farlo per una ventina di minuti al giorno, piuttosto che per tre ore una volta alla settimana, perché quello che davvero aiuta il bambino è la ripetizione di attività brevi.
  3. Leggere storie ad alta voce, guardare un cartone animato: i bambini adorano le storie e non si lasciano intimorire da parole che ancora non comprendono, perché la loro immaginazione narrativa è più forte di qualunque inibizione.
  4. Incoraggiare i tentativi ed evitare il giudizio: favorire la costruzione dell’autonomia significa anche aiutare il bambino a scoprire che l’errore è fondamentale per imparare. D’altra parte, si sa: “Sbagliando s’impara“.
  5. Frequentare un corso di lingua specifico per l’infanzia: socializzare con i coetanei in un piccolo gruppo di apprendimento, con la guida di un educatore esperto e appassionato, stimola il bambino anche nelle sue capacità relazionali.

Imparare l’inglese da bambini con il metodo Helen Doron

Il metodo Helen Doron favorisce e sostiene l’apprendimento dell’inglese, dando valore a tutto il potenziale innato che è nel bambino fin dai primi mesi di vita. Il motivo per cui questo metodo funziona in tutto il mondo dal 1985 è più semplice di quanto si possa pensare: bisogna credere ciecamente nell’intelligenza potente dei bambini.

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Imparare l’inglese da bambini con Helen Doron Cernusco

Nikoletta è mamma di tre figli, insegnante e direttrice del Centro Helen Doron® English di Cernusco. In questo video, pubblicato sulla nostra pagina Facebook, ci racconta la sua esperienza.

Fare crescere un figlio multilingue, anche in una famiglia monolingua, non è impossibile. ? Certo, richiede un certo…

Pubblicato da Helen Doron Cernusco, inglese per bambini e ragazzi su Giovedì 3 settembre 2020

Mettici alla prova

Il 21 settembre il Learning Centre di Cernusco riapre le sue porte, in sicurezza.

👉 Le iscrizioni ai nuovi corsi 2020/2021 sono aperte e noi siamo pronti a ogni eventualità: in classe come abbiamo sempre fatto, oppure online a casa grazie al programma Helen Doron @Home che abbiamo già testato durante il lockdown.

I bambini e i ragazzi possono contare su di noi. E anche i loro genitori.

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