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20 Ott 2023

Bilinguismo e disturbi del linguaggio: ne parliamo insieme alla logopedista Roberta Perosa

Roberta Perosa - bilinguismo e disturbi dell'apprendimento

Il bilinguismo e i disturbi del linguaggio sono due temi connessi che spesso ci ritroviamo a dover affrontare all’interno della nostra scuola.
La metodologia Helen Doron English da più di 35 anni accompagna, ogni giorno, studenti e studentesse nell’apprendimento dell’inglese, donando un servizio di qualità immerso in un ambiente completamente dedicato alla seconda lingua. 

Ecco perché questi argomenti vengono menzionati e trattati quasi quotidianamente. Con l’aiuto di Roberta Perosa, logopedista specializzata nei disturbi del linguaggio, abbiamo deciso di approfondirle. 

Le specifiche del bilinguismo e le sue tipologie

«Si parla di bilinguismo quando un bambino è inserito in un contesto bilingue, ma si parla anche di plurilinguismo nei casi di esposizione a più di due lingue. Si parla di bilinguismo simultaneo quando il bilinguismo è presente dalla nascita, classico esempio di due genitori che parlano due lingue diverse» ci spiega Roberta Perosa. 

«Il bilinguismo potrebbe essere precoce consecutivo, quindi entro i tre anni di età, ovvero quando il bambino viene esposto alla seconda lingua, non immediatamente dalla nascita, ma comunque relativamente presto» chiarisce. In modo più specifico, si parla di bilinguismo consecutivo entro i sei anni di età. L’esempio classico si presenta quando il bambino nasce in una nazione da genitori nativi di quel Paese, in un secondo momento la famiglia si sposta, migra in un altro stato, aggiungendo quindi un’altra lingua. 

Altra tipologia di bilinguismo è quello, come specifica la logopedista, «successivo tardivo,  appunto dopo i 6/7 anni, dall’età scolare in poi». 

Differenza tra bilinguismo e apprendimento di una seconda lingua

«Per parlare di bilinguismo ci deve essere un’esposizione almeno del 40% giornaliera alla seconda lingua. Cioè, il bilinguismo è un processo in cui una persona impara una seconda lingua contemporaneamente all’altra. Quindi sono entrambe presenti» sottolinea. 

Al contrario, si parla di apprendimento di una seconda lingua se l’esposizione a questa è inferiore al 40% giornaliero: «potrebbero essere le 2 ore settimanali nella scuola di inglese o il corso o, ancora, il laboratorio linguistico di 2 ore alla settimana. Dipende un po’ dall’organizzazione dell’apprendimento. La seconda lingua, appunto, si distingue dal bilinguismo perché la frequenza e la percentuale di esposizione è inferiore».

Bambini - Roberta Perosa

L’esposizione a una seconda lingua sin dall’infanzia

Esporre a diverse lingue sin dalla tenera età favorisce l’apprendimento della lingua a livello fonologico. Ciò significa che, come spiega la logopedista dei disturbi del linguaggio Perosa, prima si espone il bambino a una seconda lingua con una frequenza elevata, più lui o lei riuscirà a raggiungere una pronuncia corretta e precisa. D’altra parte, se ciò accade in età adulta, difficilmente si raggiungerà la competenza fonologica adeguata. 

«Un bambino di otto o dieci anni più facilmente raggiungerà la competenza fonologica rispetto a un adulto, soprattutto se la seconda lingua è inserita bene a tutti gli effetti. Indubbiamente per un neonato tutto è ancora più semplice, perché è come se stesse apprendendo la sua lingua madre, che nel suo caso saranno due. Quindi il bilinguismo simultaneo è la forma di bilinguismo più puro, chiamiamolo così».

Apprendimento di una seconda lingua su un bambino con disturbi del linguaggio 

Essendo specializzata in disturbi di linguaggio (orale e scritto) prevalentemente presenti in età evolutiva, la dottoressa Roberta Perosa ci ha permesso di rispondere a una domanda che spesso ci viene posta da genitori dei nostri alunni: mio figlio presenta dei disturbi del linguaggio, e se questo apprendimento  causasse solo ulteriore confusione? 

«Un ritardo o un disturbo del linguaggio non può essere né causato, né peggiorato, né mantenuto dal bilinguismo. Questo vuol dire che qualsiasi bambino bilingue può avere uno sviluppo linguistico nella norma o qualsiasi bambino bilingue può avere anche un ritardo o disturbo di linguaggio, ma questo non sarà dovuto dal bilinguismo. Quindi il bilinguismo non determina, né aggrava, né causa un ritardo/disturbo del linguaggio. Un bambino che ha una difficoltà o un disturbo del linguaggio può essere inserito in un contesto bilingue o apprendere una seconda lingua senza alcun problema» specifica.

Contesto e frequenza: i due punti cardine 

Ma quindi, uno studente con disturbo del linguaggio potrebbe fare un po’ più di fatica? Ciò su cui pone la massima attenzione la logopedista Perosa è il contesto e la frequenza: è necessario infatti ragionare sulla tipologia di esperienza. «È bene inserirlo in una stimolazione adeguata, oltre che costante, all’interno di un contesto con un esempio corretto in termini di pronuncia e grammatica». 

Questo perché se si sceglie un contesto non corretto con modalità disfunzionali, è controproducente. «Non bisogna costringere i bambini» specifica. 

Se privilegiamo una modalità ludica e naturale, il bambino riscontrerà una minor fatica. 

Questo non riguarda bambini con gravi ritardi cognitivi per cui la priorità è renderli comunicativi in primis nella loro lingua madre. «In tutti gli altri casi sì, non vi è nessun motivo per non esporli correttamente ad una seconda lingua o anche a più di due”. 

Bambini che presentano, difficoltà nella produzione fonetica-fonologica, «può essere che facciano fatica a riprodurre quel determinato suono, basta che non ci sia un’ esposizione con delle richieste troppo precise o direttive perché allora potrebbe diventare un peso per il bambino. Se invece vi è un’esposizione ludica, cioè sono immersi nei suoni di più lingue in modo spontaneo e coinvolgente, va bene, senza troppe richieste per una produzione corretta. 

Ascolto ripetuto - bambini - Roberta Perosa

Helen Doron English come metodo di apprendimento 

Alla luce delle specifiche e dei casi riportati dalla logopedista Perosa, il metodo Helen Doron English è vincente per quanto riguarda l’esposizione alla lingua inglese.
Il nostro metodo presenta tra i suoi pilastri 4 punti cardine. 

Primo fra tutti l’ascolto ripetuto in sottofondo a casa o in movimento, che fornisce una continua esposizione all’inglese, fondamentale per l’acquisizione della lingua in modo spontaneo. 

Altro principio cardine è il rinforzo positivo, ovvero un incoraggiamento costante che motiva i nostri studenti durante l’intero processo di apprendimento. 

La scelta di prediligere piccoli gruppi ci consente di mantenere una maggiore attenzione individuale e una ricca pratica della lingua. 

Infine, l’apprendimento divertente come focus delle nostre lezioni, utilizzando giochi, movimento e musica per massimizzare l’amore naturale dei bambini per le competenze linguistiche.

Roberta Perosa aggiunge che «nell’ottica del metodo Helen Doron English, l’aspetto giornaliero di esposizione, anche se inferiore al 40%, è vincente. Il fatto che il bambino si approcci alla medesima lingua ogni giorno, anche solo 1 ora, quindi meno del 40%, è meglio di solo 1 ora a settimana. L’effetto sul cervello è molto più potente. È facile apprendere una seconda lingua così, perché il nostro cervello ha una memoria storica che attiva la memoria linguistica».

La costanza e il metodo sono gli elementi che fanno la differenza sull’apprendimento di una seconda lingua. È come mettere a confronto il fare sport tutti i giorni o un solo giorno a settimana.

Vuoi scoprire di più sul nostro metodo?

Vi aspettiamo nel nostro Learning Centre di Vicenza in Via Pittoni, 10, oppure per informazioni contattaci al 347.5709236 o scrivici all’indirizzo e-mail vicenza@helendoron.com

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